Abbiamo avuto l’onore di intervistare la Signora Nicoletta Mantovani, vedova del celebre Maestro Luciano Pavarotti. Ci ha raccontato delle abitudini legate alla pratica vocale del Maestro, di come abbia perfezionato le sue note acute e della fondazione Pavarotti. Ringraziamo in questa occasione Marco Zungri per aver condotto per noi questa intervista.
In che modo allenava giornalmente la voce il Maestro Pavarotti? Quanto spesso e per quanto tempo praticava? Che esercizi usava per mantener in salute la sua voce?
Luciano si esercitava facendo vocalizzi, per circa 2 ore (divise in diverse sessioni) ogni giorno. Diceva spesso che gli esercizi che faceva erano gli stessi che gli aveva insegnato il suo primo Maestro di canto, quando ancora era solo uno studente. Luciano era un grande professionista e diceva che non bisognava mai sentirsi troppo bravi, o troppo “arrivati” per smettere di esercitarsi. Anche il tenore in carriera deve continuare a fare pratica come un cantante in erba.
Luciano, quando si allenava, veniva sempre accompagnato da un pianista; dopo i vocalizzi provava alcuni passaggi delle arie d’opera.
Vocalizzare era anche lo strumento con cui manteneva in salute la voce; un’altra sua specifica “cura” consisteva nel bere frequentemente grandi bicchieri di acqua ghiacciata e limone, una pratica che il medico gli sconsigliava; lui, tuttavia, l’ha sempre trovata efficace, e riteneva che ghiaccio e limone lo aiutassero a mantenere deterse e disinfettate le corde vocali.
Infine, sempre con l’intento di preservare e prendersi cura del suo “strumento”, cercava di evitare gli sbalzi di temperatura; teneva il collo avvolto in un tessuto di puro cotone; sopra questo, avvolgeva i suoi caldi foulard, rigorosamente di cachemire e seta, fibre naturali che lo proteggevano dalle insidiose correnti d’aria.
Per quanto tempo il Maestro ha perfezionato la voce di testa che gli ha consentito di cantare note acute in maniera semplice, rendendolo noto universalmente anche per questa abilità?
Luciano diceva che per cantare le note alte, e per cantare senza stancarsi anche molte recite di seguito, fu per lui fondamentale l’incontro con il soprano australiano Joan Sutherland.
Luciano riconosceva di essere debitore alla Sutherland della tecnica di respiro ed uso del diaframma da lei appresa durante una tournée in Australia nel 1965, una tecnica che lo ha sostenuto nel corso di tutta la sua carriera. Durante l’estenuante tour continentale, infatti, Luciano si accorse che la collega non soffriva il ritmo incessante delle performance e scoprì che lei prendeva fiato in modo differente; la studiò con attenzione per acquisire il medesimo metodo.
Il Maestro Pavarotti, ha cambiato insegnante di canto nella sua lunga carriera? Se si, le tecniche vocali che ha appreso, erano molto differenti tra di loro?
Il primo precettore è stato il modenese Arrigo Pola, il primo anche a intravedere le doti naturali e le qualità di carattere (determinazione, perseveranza, serietà) che avrebbero portato Luciano in alto. Quando, dopo alcuni anni, Pola per ragioni di lavoro dovette trasferirsi in Giappone, Luciano si affidò ad un altro Maestro, il mantovano Ettore Campogalliani. Entrambi i maestri, Pola e Campogalliani, erano a loro volta tenori e Luciano considerò sempre fondamentale questa caratteristica. Ogni volta che c’era un passaggio difficile o un ostacolo nuovo da superare, dopo aver spiegato all’allievo cosa e come doveva fare, glielo mostravano concretamente.
” I miei maestri mi dicevano “si fa così” e poi lo facevano. Era un buon metodo, perché io ogni volta pensavo : Se ci sono riusciti loro, allora è davvero possibile, posso farlo anch’io!” raccontava Luciano.
Nei “ Pavarotti and Friends” il Maestro ha duettato soprattutto con cantanti di genere pop. Il suo “approccio vocale” a cantare canzoni di musicale leggera, era differente rispetto alla sua vocalità classica?
Assolutamente sì, l’approccio vocale era molto diverso, al punto che per Luciano era molto più difficile cantare la musica leggera.
Può sembrare strano, ma per poche strofe occorrevano mesi di prove; Luciano doveva adattare la sua voce a questa diversa modalità e ad un ritmo per lui inusuale.
Lei e la Sua famiglia avete istituito una fondazione chiamata “Luciano Pavarotti Foundation” , ci potrebbe spiegare meglio di cosa si tratta e quali sono le finalità di questa fondazione?
La Fondazione Luciano Pavarotti è un’organizzazione senza scopo di lucro cui ho deciso di dare vita poco dopo la scomparsa di mio marito. La Fondazione si prefigge un duplice obiettivo: da un lato, mantenere vivo il ricordo di Luciano; dall’altro, aiutare i giovani talenti che si affacciano al canto lirico a perfezionarsi e successivamente a trovare opportunità per farsi ascoltare e conoscere.
Per raggiungere il primo di questi traguardi, ho maturato l’intenzione di realizzare una sorta di “monumento” permanente della vita di Luciano trasformando la villa modenese, nostra ultima residenza ove egli è mancato, in un museo. Sono convinta che Luciano ne sarebbe stato felice perché questa casa ha segnato momenti importanti dei suoi ultimi anni; inoltre, il suo imperituro ricordo affonderà così per sempre le radici nella terra modenese, da lui tanto amata.
Anche i giovani cantanti sono al centro dell’attività della FLP. Luciano non aveva mai dimenticato i suoi esordi e quanto a lungo era stato dibattuto sull’opportunità di intraprendere o meno la carriera dell’opera, una strada spesso impervia ed in salita. Memore di quelle difficoltà, egli ha sempre cercato di sostenere i giovani offrendo loro visibilità e, spesso, la possibilità di condividere con lui il palcoscenico. Oggi, la Fondazione continua l’attività di Luciano nel medesimo solco che egli ha tracciato, cercando di offrire nuove occasioni ai talenti che desiderano percorrere il difficile e straordinario cammino del canto lirico.
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By Mariomanias (Own work) [GFDL or CC BY-SA 4.0-3.0-2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons
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